Proprio
ora che si avvicinano le ultime ore dell'anno, passo in rassegna i
volti, le voci, le strette di mano, i silenzi e le risate che mi hanno
tenuta per mano. Strano, è come sentire che improvvisamente la stanza è
affollata, non tanto di persone, quanto di affetti, piccole epifanie,
momenti di senso.
Questo è l'incip, o forse la conclusione di quanto ho nel cuore.
Il 2012 è stato un anno denso. Accipicchia, a pensarci adesso direi che di anni densi, intensi, a tratti interminabili, ne ho vissuti molti, ultimamente, e comunque, dicevo, il 2012 è stato "tosto".
Aiuto la mia mente poco razionale e poco avvezza (anzi, recalcitrante, direi) a sistematizzare anni di turbolenti cambiamenti, e lo faccio stilando elenchi. Che buffo, così facendo mi sembra di essere più obiettiva, di non lasciarmi impastare dalle emozioni, di mantenere uno sguardo limpido sulle cose (ovviamente sto mentendo a me stessa, mi sto convincendo che questo sia possibile e, soprattutto, che serva a qualcosa).
Fatto il dovuto silenzio nella mia testa e cercato quel momento di quiete che fa affiorare i pensieri puliti dal groviglio del sentire, direi che il 2012 è stato un WOW-anno.
Lo so, chi mi conosce un pò e ha seguito le mie vicissitudini, si starà grattando nervosamente la testa, stropiccinadosi gli occhi e bevendo qualcosa di forte (gli astemi, invece, se la prenderanno con un bel pezzo di cioccolata). Il 2012 è stato WOW, perché non ho avuto paura di guardare la paura fino infondo, dritta negli occhi - che poi sono i miei, perché le paure sono nostre proiezioni. Se nel 2010 ho dato una poderosa rassettata alla mia vita, trovando il coraggio di dire cosa funzionava - all'epoca, probabilmente, poco, ma del resto, senza deragliamenti, non potremmo apprezzare la meraviglia di un viaggio - nel 2012 ho dato seguito alle mie scelte, inizando a sentirmi nel vero senso della parola e a dare concretezza ai miei bisogni.
Potrei sintetizzare questi due anni di cui parlo, dicendo che il primo, il 2010, è stato l'anno del dire, mentre questo, quello del fare; di mezzo, ovvio, c'è stato il mare: quello cristallino dell'isola che mi fa da casa da 15 anni e che è diventato una parte di me.
E allora, visto che siamo in tema di fare, vediamo nello specifico cosa ho fatto:
- In primo luogo ho fatto chiarezza e per raggiungerla con gli altri, si torna sempre lì, l'ho fatta dentro di me. Questo ha implicato che mi riconoscessi meno infallibile e all'altezza di una qualsivoglia aspettativa, come ero stata brava a raccontarmi per una vita
- La conseguenza logica del punto uno, è stato il chiarirmi con gli altri, ridefinire i ruoli, le responsabilità, le aspettative che è lecito ricadano su di me e quelle che invece - mi spiace tanto - ma non sono alla mia portata
- Per poter sperare di avvicinarmi a realizzare il punto due, ho dovuto fare un entusiasmante esercizio di definizione degli spazi. Il "qui finisco io e là iniziano gli altri", mi ha regalato l'inebriante sensazione che si, anche io posso dire di no: nessuno ne muore e io ne guadagno in salute.
- Nel mentre che facevo chiarezza dentro di me, capivo che i luoghi li fanno le persone e che le relazioni che vanno costituendosi, realizzano un intreccio di emozioni, storie condivise e racconti di vita, che definiscono i contorni di uno spazio, quello interiore, che non teme traslochi, distanza fisica, trascorrere del tempo: in qualsiasi momento io posso raggiungere quelle persone e quelle emozioni che fanno ormai parte di me.
- A corollario di quanto scritto, e per quella chiarezza a me dovuta, ho capito che se si concretizzeranno le condizioni perchè io resti all'isola d'Elba a continuare a occuparmi di una casa che non è un albergo che si chiama Hotel Cernia, sarò estremamente felice di farlo ma che se, viceversa, questo non dovesse essere più possibile proprio in virtù di quel ridefinirsi di ruoli, esigenze e situazioni, saluterò con un bell'inchino e tanta gratitudine una intensa e lunga pagina della mia vita, per scriverne una tutta nuova, senza abbandonare le persone che l'hanno resa unica.
- La mia insaziabile curiosità, che ha mantenuto viva la voglia di scoprire, di conoscere, di viaggiare con la mente, in anni in cui le pastoie emotive mi tenevano bloccata
- L'istinto materno, che ha calmato la mia impulsività e il mio innato ardore e che mi ha tenuta sull'isola, in momenti nei quali, probabilmente, fossi stata sola, ne sarei fuggita. Questo stesso istinto è quello che oggi mi fa guardare con gratitudine a tutto ciò che sono riuscita a seminare, nonostante tutto ma, anzi, probabilmente proprio grazie alle difficoltà.
- La rete di relazioni, sottile, quanto forte, invisibile quanto presente, che in questi anni è nata, proprio grazie a quel meraviglioso albergo nel quale fioriscono più che piante, rapporti straordinari, e che sempre viaggerà con me.
Proprio
ora che si avvicinano le ultime ore dell'anno, passo in rassegna i
volti, le voci, le strette di mano, i silenzi e le risate che mi hanno
tenuta per mano. Strano, è come sentire che improvvisamente la stanza è
affollata, non tanto di persone, quanto di affetti, piccole epifanie,
momenti di senso.
E, credetemi, di momenti di senso ne ho vissuti davvero tanti, per questo sono felice di salutare questo bellissimo e importantissimo WOW - anno!