Leggo con interesse le prime testimonianze di chi, come me, BTO lo ha vissuto in prima persona.
I pareri sono vari, come è giusto e auspicabile che sia e da questa ricchezza traggo spunti, motivi di riflessione e stimoli ulteriori.
In effetti, un evento di così ampio respiro, è impossibile che lasci indifferenti e che non accenda il desiderio di parlarne, confrontandosi con altri.
Nonostante il mio sia un bilancio più che positivo, trovo sensate molte delle critiche che sono state rivolte all'organizzazione (certamente ho notato anche io la fastidiosa mancanza di semplici ciabatte messe a disposizione dei visitatori, notoriamente "affamati di energia" per ricare i proprio dispositivi, così come mi sono meravigliata della mancanza di rete per le prime ore della mattinata). Il primo commento a caldo che mi si affaccia sui polpastrelli delle dita in proposito, è che spesso sono le piccole cose a sfuggire di mano quando si organizzano grandi cose e per questo trovo utile che i partecipanti mantengano uno sguardo critico, aperto a suggerimenti e proposte di miglioramento. In poche parole, mi meravigliano poco questi problemi, direi che rientrano nell'umano e non mi impediscono di leggere tra le righe il contenuto che ci stiamo scambiando mettendoci in rete, appunto. Certamente è importante dare segnali di ascolto a queste problematiche, ponendo le basi per una loro risoluzione futura, ma del resto, non sono invitati anche per questo un quasi centinaio di blogger?
Quello che invece mi sorprende e un pò mi infastidisce, è il famoso eccesso opposto. Da alcuni commenti, infatti, ho potuto evincere un atteggiamento del tipo "nessuno ha il coraggio di criticare, solo noi lo abbiamo" che ritengo sia sbagliato e "sordo" (attenzione: proprio qui che si parla di social, l'ascolto va mantenuto in alta considerazione).
In effetti io ho rispetto di tutte le posizioni e comprendo le ragioni di critica che alcuni hanno espresso e non capisco perché, al contrario, chi si fa portavoce di un disagio che personalmente ha vissuto, debba assurgersi al ruolo della Giovanna d'Arco di turno. Non sarebbe più semplice prendere in considerazione tutte le preziose voci che vanno levandosi nel post BTO e cercare di riunirle in una appetitosa ricetta condivisa per la prossima edizione? Imparare dalle critiche, rafforzandosi con il sostegno dei soddisfatti, per cercare una strategia comune, un vero mettersi in rete per costruire una consapevolezza social che sta alla base di manifestazioni importanti come la due giorni fiorentina.
Ecco, il #bto che vorrei, dovrebbe insegnarmi a fare questo, a
guardare alla pluralità delle espressioni con atteggiamento aperto e
dialogico, senza incorrere nella tentazione di pensare che il mio
pensiero sia più importante del nostro. In pratica, caro BTO, aiutami a
capovolgere una lettera: fai del ME uno strepitoso WE e sarò tua per
sempre :)
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