E' un giorno di ordinaria bellezza.
Quasi stordita, assuefatta, nauseata da tutto questo splendore esco di casa e inciampo nel solito spettacolo: un girotondo di gabbiani, quella coppia di fagiani che ha preso a passeggiare nella vigna, un piccolo saluto al mare quando scendo a comprare il pane che, ancora caldo, mi riempie di tepore il viso mentro lo annuso. Quattro chiacchiere strampalate: mia figlia cresce a vista d'occhio, ogni giorno ci sono progressi e novità e curiosità da esplorare e così i nostri argomenti subiscono rapidi e doverosi aggiornamenti.
Un caffè veloce, qualche grana, due pensieri da allontanare, un groppo in gola, troppi fogli da smaltire e poi i miei progetti, quest'idea di isola che fatico a condividere, a compartecipare.
Poi per caso un twit, un hashtag che mi attira, un paio di frasi illuminanti e tutto si fa chiaro. Si dispiega bellezza davanti a me e lo sguardo si fa sereno e ampio, capace di riconoscere la fortuna del mio essere viva, qua e ora. Un fiume in piena di bella umanità entra nel mio computer, invade lo schemo di parole e scatti, pensieri e sentire. E' uno stream of consciusness di persone vive, per le quali, come me, "la guerra non è mai finita" e che non vogliono dimenticare ma anzi fare un viaggio nella memoria.
D'improvviso "ho voluto sapere tutto di quella sera. Per me è stato l'inizio di una nuova vita. Senza più vergogna, senza più sentirmi addosso gli sguardi di
commiserazione della gente. Ma ricordare e raccontare sono atti troppo
rivoluzionari, troppo scomodi per chi ha costruito il proprio impero
sulla menzogna e sull'omertà. (...) Ho cercato di
recuperare il tempo che è passato invano, inghiottito dal silenzio. Ho
riavvolto il nastro dei ricordi, ho ripercorso trent'anni di storia
della mia famiglia".
Non fatevi ingannare dalle apparenze: là fuori ce ne sono tante di persone che nel piccolo, nel quotidiano, al riparo dai riflettori e dal clamore, fanno la loro parte. Hanno imparato a farla in silenzio, per paura, per timore, perchè spesso sono lasciate sole ma a volte basta un hashtag, un invito discreto, uno spazio lungo 140 caratteri nel quale lasciare scivolare una vita di emozioni, un vero proprio messaggio nella bottiglia
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