Sarà un'indagine introspettiva, per quella lente empatica che metto sulle cose e che mi aiuta a districarmi nel dedalo di strade che la vita ci srotola davanti agli occhi.
Non conosco altro metodo per conoscere, se non il sentire, il con-partecipare, il con-dividere, il vivere con-nessi.
Il primo esercizio che ho fatto iniziando la mia avventura all'Hotel Cernia, non è stata quindi quello di pensare a come gestirlo ma a come lo avrei voluto vivere io da ospite, cosa avrei voluto trovare, perché avrei dovuto sceglierlo tra tante belle strutture all'Elba e non solo (perché si sa, ormai i giochi si fanno ampi grazie a internet e la competizione, è il caso di dirlo, si fa mondiale).
Ho sempre pensato che l'ingresso dell'albergo fosse un luogo sacro, nel quale si inizia a viaggiare |
Detto ciò, mi sono subito chiesta: perché viaggio? Perché scelgo di spostarmi da una casa confortevole? Cosa cerco?
Bellezza? Sicuramente aiuta, arricchisce l'animo donandogli nuova ispirazione ma del resto io vivo in un posto bello, perciò non basta.
Relax? Ne sono certa: viviamo in un frullatore ma la sfida è imparare a ricavarsi i propri spazi sempre, anche mentre lavoriamo a ritmi serrati e per farlo è utile rinsaldare la nostra capacità di vedere la bellezza nelle piccole cose, di gioire per una gentilezza, il sorriso di uno sconosciuto, una giornata di sole, un caffè con una cara amica, un bagno caldo e profumato, due candele accese e una tazza di tè. Basta poco, spesso, per crearsi le proprie condizioni di relax interiore, anche in giorni frenetici: la pace è dentro di noi, dove altrimenti?
Nuove cose da imparare? Ci puoi giurare: sono una affamata di conoscenza e ogni occasione è buona per scoprire di non sapere mai abbastanza di niente ma, a ben pensarci, incontriamo continuamente opportunità di crescita, a patto si voglia imparare da esse, sarebbe riduttivo viaggiare per cercarle.
Persone? Sembrerà strano ma è proprio questo il punto. Datemi un posto meraviglioso, un albergo fantastico, una cucina raffinata, una settimana di solo sole, mare cristallino, una natura incontaminata o cento città d'arte fenomenali ma se mancano le persone o peggio ancora se con queste non si istaura una relazione, uno scambio, un contatto umano, io scappo a gambe levate.
Credo nel valore del racconto perché accomuna persone ed esperienze collegandole in un'unica trama |
Dunque, si viaggia per incontrarSi, per riconoscerSi, per fare un pezzo di strada insieme, accendere emozioni, raccontarle, tornare a casa cambiati, arricchiti da una storia umana che parla la lingua dell'esperienza condivisa. Del resto, non ho fatto mai mistero di condividere pienamente la visione del mondo del protagonista di uno dei miei film preferiti...
Personalmente ho sempre trovato utile unire le persone attraverso il "fare". Credo che più che le parole (peraltro spesso limitanti considerato che gli ospiti dell'hotel non sono solo italiani) possa la magia del creare insieme, del condividere un esperienza facendola propria, immettendo un potenziale di energia proprio che, sommato a quello altrui, crea l'unicità di un'emozione condivisa.
Da qui è nato il mio amore per le uscite in kajak e i pic nic condivisi, per i corsi di cucina, per le escursioni nelle quali insegno a riconoscere le erbe selvatiche o le uscite con i pittori che insegnano a disegnare in natura: sono tutte forme di con-partecipazione che hanno lo scopo di rendere ancora più vive e vibranti le emozioni che di per sé un'isola bella come la nostra è in grado di suscitare.
A ben pensarci, le inziative al Cernia, sono sempre state il pretesto per creare relazioni e scambi tra le persone, per lanciare piccoli invisibili ponti e individuare uno spazio nel quale fermarsi e stare, facendo a meno delle normali ritrosie e chiusure tipiche del vivere cittadino, per scoprirsi magicamente più simili nei bisogni come nelle insicurezze e quindi idealmente affratellati in un percorso disseminato di bellezza. Una volta create le occasioni di incontro, il racconto di queste esperienze diventava il filo rosso che accomunava le singole storie delle persone coinvolte in un'unica trama che, partendo dal Cernia o meglio dall'Elba, faceva il giro del mondo attraverso foto, twit, piccoli video ma anche attraverso i sapori in barattolo della nostra cucina emotiva. Un racconto, quindi, fatto di immagini, parole, sapori, odori, capace di coinvolgere tutti i sensi e di rendere l'emozione dell'eperienza persistente nel tempo e capace di creare "contagi virtuosi" in chi ancora non aveva viaggiato.
Si intuisce bene però che un simile disegno, non potrebbe essere portato a termine senza l'attenta e motivata partecipazione di un gruppo di collaboratori perché si sa, una nave senza equipaggio non salpa dal porto, quindi una volta capito che significato ha per me il viaggio, mi sono dovuta occupare di creare la ciurma... ma questa è un'altra storia...
contagio riuscito, eh!!
RispondiElimina... sicuramente tentato! =)
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