Ho capito che una patente per l'amore non c'è e che non basta che ti sposi e che tu faccia figli, per essere "promosso a pieni voti" in amorologia, che siamo tutti scalzi sulle strade della vita e che ce la mettiamo tutta per non cadere, ci arrabattiamo con quanto abbiamo, mettiamo in atto strategie di sopravvivenza più o meno raffinate. A volte resistiamo, altre ci procuriamo rovinose cadute e trasciniamo cose e situazioni in basso con noi, più spesso mentiamo (a noi stessi in primis) e ci regaliamo generose "verità" vivendo situazioni parallele.
Io sono stata brava a mentire e a tacere.
Mentivo, quando mi convincevo che tutto andava bene.
Tacevo, quado avvertivo imperdonabili "invasioni di campo"e non le denunciavo.
Oggi penso che quelle menzogne mi hanno traghettata ai miei quasi quarant'anni e che, per come mi ero approssimativamente ricucita l'anima fin qui, avevo bisogno di credere alla "favola" che ero stata brava a raccontarmi e che alla stessa (nonostante sia orfana di lieto fine) devo il mio risveglio, la mia forza, la mia tenacia, il mio grande amore per la Vita.
Oggi penso anche che quei silenzi mi sono serviti a riconoscere i miei confini come quelli altrui e a comprendere che c'è uno "spazio sacro" all'interno di ognuno di noi, dal cui rispetto dipendono la salute, la serenità e il "buon vivere" di ognuno. Ho capito che la vita è fatta di luoghi, volumi dell'anima direi e che nella relazione questi si creano naturalmente: ogni incontro occupa uno spazio dentro di noi, come fa un liquido quando trova uno spazio vuoto. Ho compreso anche che gli spazi non si pretendono, né si creano con la pala dei buoni propositi: lo spazio o c'è o non c'è e a poco vale il parlare sbandieranno buone intenzioni e ottimi auspici, perchè non dipende dalla volontà ma dalla capacità (intesa come dimensione appunto) del tuo cuore. Non basta sentirsi innamorati (di un progetto come di una persona, per intendersi) per essere in grado di occupare uno spazio perchè, se questo di fatto non si rende disponibile, si finisce sempre col fare il gioco della sedia (e di rimanere fatalmente in piedi mentre gli altri seggono).
Ho capito che l'amore in tutte le sue forme ha bisogno di luce, di aria, di spazio, perché come un fiume, senza un letto in cui scorrere, è acqua che dilava selvaggiamente e che può fare danni, così l'amore per un luogo che non ti è dato di sentire tuo perché ancora "occupato" ti condanna all'esilio, quasi tu fossi un amante clandestino.
Ecco, oggi ho capito che sono raminga e pure clandestina.
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