Lo ammetto, sono esigente.
Vabè, sono esigente, testarda, insaziabilmente protesa a migliorare e pure rompiscatole (giuro, i ragazzi che lavorano con me condividono e probabilmente potrebbero rincarare la dose).
Eppure questo qua, questo cuoco che lavora da noi, testardo più di me, che non ha mai smesso di credere nel suo progetto creativo, ce l'ha fatta (non a farmi cambiare idea ma ad addolcirla, arricchendola di spunti nuovi). Il cuoco in questione è Michele Nardi e quello che si è inventato è ammirevole perché dimostra una non comune capacità espressiva, per cui ne parlo.
La premessa necessaria al mio racconto, è che Michele è stato da me "scelto" grazie a una inspiegabile intuizione che aveva per protagonisti un pentolino di latte, qualche uovo, manciate di farina, zucchero e, soprattutto, il rosmarino dell'isola. All'epoca seguivo infatti un corso di cucina tenuto proprio dal Nardi che era, non dico noioso, (rischierei di giocarmi la collaborazione del sopracitato cuoco) ma "ordinario" si. Si trattava di un corso di cucina tipica elbana, che riproponeva le ricette locali e che a mio avviso peccava di non sufficiente territorialità. Cosa ne era infatti dello straordinaria varietà di piante selvatiche eduli? Perchè non usarle a completamento delle preparazioni? Ero certa che "i vecchi", alle cui ricette era ispirato il corso, ne facessero largo uso: per cui, perché non inserirle? Il mio amore per le erbe selvatiche meriterebbe un post, nel senso che è di lunga data e che molti sono gli elementi che lo compongono ma vi basti sapere che, per la testardaggine di cui sopra, continuavo a portare al corso di cucina erbe selvatiche che avremmo potuto "casualmente" usare. Non so dirvi a tutt'oggi se vinse la stanchezza o la voglia di sperimentare, tant'è che un giorno Michele mi disse di aver preparato una crema con il rosmarino selvatico che avevo portato.
Fu luce!
Quella notizia mi spalancò le porte di nuovi mondi, la possibilità di sperimentare, creare, proporre la meravigliosa ricchezza della nostra isola nei piatti che andavamo proponendo in albergo.... fu così che lo "ingaggiammo".
Da quel tempo son passati anni, molti piatti, tante cene, infinite occasioni di confronto e conoscenza reciproca e fu chiaro fin da subito, in realtà, che Michele fosse un cuoco atipico (no, non siate ironici: mica perché ha il coraggio di lavorare da noi a un progetto assai fantasioso come la "cucina emotiva") ma perché coltivava una gran varietà di interessi e una singolare poliedricità creativa. In soldoni: ha una manualità invidiabile e la capacità di trasferire la sua individualità e le sue emozioni in quanto crea (piatti inclusi, per cui vi aspetto a cena da noi) . Tra i suoi vari interessi, spicca quello per la pittura che ultimamente ha incontrato anche la scultura dell'ulivo.
Personalmente ho sempre avuto un approccio molto critico alle sue opere ma quello che davvero mi commuove guardandole è, da un lato, l'amore per quest'isola, dall'altro, la straordinaria capacità di vedere, intuire, leggere tra i nodi del legno o le pieghe di un'onda, un'infinità di storie, situazioni, racconti, mondi paralleli che di fatto, fanno del Nardi un cantastorie immaginifico. Credo che ognuno di noi abbia un dono e che riconoscerlo, valorizzarlo, amarlo, sia un impegno lungo una vita, per cui ogni qual volta io intuisca o riconosca negli altri lo sforzo di ricerca, provo un grande rispetto per questo impegno e, da buona ciarliera, amo condividere questo sentire.
Non sono qui a disquisire di tecnica espressiva né di gusto (che peraltro è personale) ma di passione e di amore per un territorio al quale scopro, solo ultimamente, di essere legata in modo viscerale anche io, quasi come che l'isola si trasformasse nottetempo in una spietata e ammaliante Circe che lega a sè i naufraghi che, come me, vi sono approdati.
Spesso mi sono interrogata sul concetto di arte e solo ora inizio a capire che alla fine si tratta di una definizione, un modo per recintare uno spazio nel quale includere alcuni ed escludere altri. Io però, che amo mantenere uno sguardo olistico sulla realtà, ho capito che preferisco stare alla larga da queste definizioni che tagliano, escludono, separano, per dedicarmi a concetti più "rotondi" come emozione, dedizione, immaginazione, creatività che, in effetti, ritrovo in questi lavori.
Ho avuto occasione di scriverlo a più riprese qui e altrove: per me la differenza la fanno sempre le persone, lo straordinario bagaglio di storie che portano con sé, quasi fosse uno scrigno prezioso, e quindi benedico ogni occasione di condivisione dello stesso. Curiosi di vedere lo scrigno di Michele? Cliccate qua e buon viaggio :)
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