martedì 15 gennaio 2013

Ci vuol tempo e spazio e molta leggerezza per amare i social network


Oggi pensavo che ci vuol tempo e spazio, per sentire, per capire, per lasciare andare ma lasciare anche entrare. Insomma, ci vuole una buona dose di leggerezza e una disposizione d'animo aperta, curiosa, per amare i social network e continuare a guardare alla propria quotidianità con occhi sempre nuovi e in questo, lo ammetto, l'isola d'Elba aiuta.
Complice la bellissima giornata, ho deciso di percorrere un sentiero che da tempo avrei voluto fare e ho scoperto angoli di raro fascino e quiete, insenature selvagge, tratti di costa dai colori cangianti e sempre tanto mare cristallino sotto a un girotondo di gabbiani curiosi.
Per me però la bellezza diventa tale e piena solo quando riesco a condividerla, a gioirne insieme alle persone vicine, a trasmettere loro quella vibrazione (l'emozione, appunto) che avverto davanti a un panorama, a un profumo, a un colore che invade rapidamente i miei occhi.


Ecco perchè amo i social network ed ecco come mi piace usarli: per "dividere" con altri una passeggiata, un sentiero, un panino in riva al mare, il profumo del sottobosco umido, tutta la fortuna che sento in cuor mio di avere a vivere in un posto baciato dalla bellezza di una Natura generosa, selvaggia e rigogliosa. Strano a dirsi, ma mentre cammino, mentre trattengo il fiato davanti a una scogliera, la mia emozione si fa ancora più intensa al pensiero che quello scorcio, quel colore di roccia, quello sbattere delle onde in quanlche modo arriveranno nelle case delle persone che viaggiano (non ditemi virtualmente, vi prego, ché il sentire è tutt'altro che virtuale e che diamine!) con me.


Questo è il facebook che vorrei. Un diario di bordo da sfogliare con gli amici, piuttosto che una vetrina di link e di tag che non mi appartengono. Uno spazio intimo, sebbene pubblico (perché l'intimità non è legata ai numeri, bensì al sentire) nel quale riversare bellezza, emozione, indignazione, riflessioni, giorni si, giorni no, momenti ni, leggerezza e qualche nuvola di passaggio.
Non vogliatemene se inarco il sopracciglio di fronte ad inviti che non hanno alcun legame con me, o a link che vedo pubblicare sulla mia timeline senza che sia io a sceglierli... perchè questo modo di comunicare non mi appartiene. Credo che ognuno abbia diritto a comunicarsi come meglio crede e so che chiedere che si commenti un post o che si pubblicizzi con amici una pagina, è una pratica legittima e forse diffusa, ma non è la mia. Io penso che la vera rivoluzione culturale che i social hanno portato, sia proprio la potenziale autenticità dei messaggi che si sceglie di condividere, frutto di soggettive emozioni che, in quanto tali, diventano potenti ambasciatrici di modi di essere e di stare al mondo, e difendo, con tutta me stessa, questo aspetto genuino. Quando condivido un pensiero, un'emozione o un racconto, sento gioia nel farlo e non credo che questa sia legata al numero di like che riceve. Credo cioè che il mio piacere sia un mio bene inalienabile, e che il percepire che è condiviso può rafforzarlo, darmi gioia, ma non può sostituirsi al motivo principale per cui comunico. Ogni post rappresenta per me un messaggio nella bottiglia, che lascio libero di viaggiare nella rete senza troppo pensare: mi abbandono al piacere di sentire e di poter condividere e con ciò conquisto un meraviglioso senso di leggerezza. Proprio vero: l'essenziale è invisibile agli occhi...


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