martedì 26 marzo 2013

#facciolamiaparte

E' un giorno di ordinaria bellezza.
Quasi stordita, assuefatta, nauseata da tutto questo splendore esco di casa e inciampo nel solito spettacolo: un girotondo di gabbiani, quella coppia di fagiani che ha preso a passeggiare nella vigna, un piccolo saluto al mare quando scendo a comprare il pane che, ancora caldo, mi riempie di tepore il viso mentro lo annuso. Quattro chiacchiere strampalate: mia figlia cresce a vista d'occhio, ogni giorno ci sono progressi e novità e curiosità da esplorare e così i nostri argomenti subiscono rapidi e doverosi aggiornamenti.



Un caffè veloce, qualche grana, due pensieri da allontanare, un groppo in gola, troppi fogli da smaltire e poi i miei progetti, quest'idea di isola che fatico a condividere, a compartecipare.
Poi per caso un twit, un hashtag che mi attira, un paio di frasi illuminanti e tutto si fa chiaro. Si dispiega bellezza davanti a me e lo sguardo si fa sereno e ampio, capace di riconoscere la fortuna del mio essere viva, qua e ora. Un fiume in piena di bella umanità entra nel mio computer, invade lo schemo di parole e scatti, pensieri e sentire. E'  uno stream of consciusness di persone vive, per le quali, come me,  "la guerra non è mai finita" e che non vogliono dimenticare ma anzi fare un viaggio nella memoria.
D'improvviso "ho voluto sapere tutto di quella sera. Per me è stato l'inizio di una nuova vita.  Senza più vergogna, senza più sentirmi addosso gli sguardi di commiserazione della gente. Ma ricordare e raccontare sono atti troppo rivoluzionari, troppo scomodi per chi ha costruito il proprio impero sulla menzogna e sull'omertà. (...)  Ho cercato di recuperare il tempo che è passato invano, inghiottito dal silenzio. Ho riavvolto il nastro dei ricordi, ho ripercorso trent'anni di storia della mia famiglia".


Non fatevi ingannare dalle apparenze: là fuori ce ne sono tante di persone che nel piccolo, nel quotidiano, al riparo dai riflettori e dal clamore, fanno la loro parte. Hanno imparato a farla in silenzio, per paura, per timore, perchè spesso sono lasciate sole ma a volte basta un hashtag, un invito discreto, uno spazio lungo 140 caratteri nel quale lasciare scivolare una vita di emozioni, un vero proprio messaggio nella bottiglia





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mercoledì 6 marzo 2013

Buon Compleanno mia Me

Ma com'è che stai anni ferma immobile, quasi atterrita o irretita, incapace di vedere oltre, di guardare più su' del tuo naso e poi arriva il giorno che fai "click" e niente è come prima: cambia il paesaggio, la prospettiva e il tuo vederti. 



Tutto quello che prima sembrava impensabile e improponibile, adesso ti sembra la cosa più logica che ci sia e quasi ti chiedi che ci sei stata a fare imbalsamata anni, ma poi ci pensi e lo senti dentro cos'è, perché lo sai che quei passi e quegli inciampi e quell'andare e ritornare e chiudere cerchi per poi aprirne altri, tutto ha avuto un senso e tutto io benedico. La gratitudine infatti mi vince su tutto. Sulle tristezza, sulle paure, sulle incertezze... su tutti i sentimenti è la gratitudine a vincere. Perché ci sono sempre stata io in tutto, non mi sono mai risparmiata, io con me c'ero, quando riuscivo e quando sbagliavo. Sempre. Ed è la mia me che prendo per mano adesso e che vedo tutta e sono felice di farlo e di aver fatto tutto quello che ho fatto, sempre con lei al mio fianco. 
Non so dire, ma è come se oggi fosse il mio primo compleanno, come se festeggiassi il mio vedermi e frugo tra le parole di una canzone per dirmi:  

Buon compleanno, bellissimo amore
riuscissi soltanto a spiegarlo a parole
il tanto che danno le singole ore d'estate passate con te.
Di che cosa sono fatte tutte le emozioni e dove piano aspettano distratte che una scusa di bufera o terremoto le sprigioni da quell'angolo remoto di ogni stupida paura?



Il colore del Cielo, la forza del Mare

E così sono arrivata al terzo terzo del mio racconto di #unterzociascuno.



Tranquilli, non è uno scioglilingua, è che io il mio viaggio a Siena in quel di Borgo Grondaie, l'ho indealmente suddiviso in tre parti. Nella prima ho raccontato di come la città mi abbia aperto il suo cuore, nella seconda ho ripercorso con voi le viuzze e le suggestioni del momento e nella terza, beh, nella terza mi dedico alla passione, al piacere di fare le cose, al trasporto con il quale si crede in ciò che si fa e dunque  all'ingrediente imprescindibile in ogni esperienza umana che si rispetti. Del resto, l'ho scritto appena arrivata: people first!

Scorci di Borgo Grondaie: l'ingresso


Inizio subito con il  dirvi quello che non sono riuscita a fare, perchè il tempo è tiranno e la varietà di stimoli che mi sono arrivati infinita e le due cose, insieme, collidono un pò.
 In effetti, avrei voluto avere più tempo per parlare con Gaia, la direttrice di Borgo Grondaie, della sua passione per l'arte che arricchisce le sale interne dell'hotel e che somiglia tremendamente a quella che mi ha sempre tenuta per mano all'Hotel Cernia,

Uno dei molti quadri di Claudio Misagia, in esposizione a Borgo Grondaie

Avrei voluto anche chiedere, sempre a Gaia, la storia dei prodotti locali che Borgo Grondaie offre a colazione (in una cornice di calore e affetto che fa davvero sentire a casa) e magari riuscire ad andare a visitare il forno dal quale compra le splendide torte casalinghe.

A Borgo Grondaie si consumano ricche colazioni vicino al camino acceso

 Con Amina avrei fatto volentieri un giro per le camere della struttura anche se, confesso, ho già capito che son tutte confortevoli e curate come quella che è stata assegnata a me perché qui la passione regna sovrana, mentre (posso dirlo?) bruciavo dalla voglia di fare due chiacchiere con il gentilissimo Chan  che la mattina prepara un cappuccino divino e ha un garbo e una cortesia nei modi, davvero unici. E poi ci sono tutti i piccoli particolari che riscaldano l'ambiente e hanno il pregio di far sentire a casa chiunque passi di lì che sono certa abbiano molte storie da raccontare.

I famosi barberi senesi ci ricordano le tradizioni

Borgo Grondaie ha molti scorci pittoreschi


Ma tant'è, il tempo a disposizione è letteralmente volato ma non senza lasciare un segno dentro di me.
Fin da subito, dalla prima colazione al Borgo, ho percepito un'insolita e piacevole sensazione di calore e accoglienza.

Gaia e Amina a colazione: cinguettano di prima mattina, incredibile!
  

Strano a pensarci, infondo con Amina ci siamo scambiate solo qualche twit mentre con Gaia non ho mai parlato prima, eppure qualcosa è scattato dentro di me. L'accoglienza spontanea e informale, il calore dei particolari che fin da subito ho notato anche negli arredi e nel modo di far sentire le persone a proprio agio, mi hanno fatto sentire a casa. Quello che mi sento di dire è che sia Amina che Gaia, interpretano con grande passione e intensità il proprio lavoro, riversando una cura e un'attenzione non comuni in quanto fanno. Personalità a tratti opposte (e io sorrido perché arrivando a Borgo Grondaie mi ero chiesta se fossero sorelle) che hanno l'intelligenza di fare della loro diversità una risorsa che le porta a completarsi vicendevolmente. Più concreta e votata alla gestione scrupolosa e attenta l'una, più vulcanica e in continua ricerca di stimoli e contenuti nuovi, l'altra, Gaia e Amina sono una coppia affiatata che lavora insieme da anni ormai e vive  un amore professionale discreto: si dileggiano in pubblico ma nel privato ognuna parla dell'altra con stima, rispetto e non comune affetto.  Questa commistione di bel sentire si riversa chiaramente negli ospiti che partecipano della vita quotidiana del Borgo con affetto. Ho avuto il piacere di parlare sia con una  coppia che da anni ormai è ospite di Gaia e Amina (e che, tale è la sensazione di affetto, ogni anno porta omaggi come si fa quando si vanno a trovare amici, in effetti) che con due giovani appena "piovuti" a Borgo Grondaie quasi per caso: in entrambi i casi si respirava soddisfazione e piacere di stare.

La mia permamenza però mi ha fatto conoscere anche Enzo Parri e sua moglie Sonia dello storico Ristorante da Enzo in Via Camollia 49.






Sonia ci ha accolte in un ambiente sobrio ed elegante nel quale campeggiano le due bandiere delle contrade di appartenenza dei padroni di casa e ci si sente subito nel centro storico della città, immersi nella sua tradizione e parte di un orgoglio che qui a Siena è vivo e pulsante. Sfoggiando una memoria invidiabile, la padrona di casa ci ha elencato una infinità di piatti sia di terra che di mare e, confesso, ho avuto qualche difficoltà a starle dietro ma la certezza che non avrei potuto sbagliare perché la scelta era ottima, non mi ha abbandonata.


Deformazione professionale: non staccavo gli occhi dalla cucina
Ho optato per un tortino di ortiche (seguendo il mio proverbiale amore per le erbe selvatiche)




e un doppio  tortello fatto in casa ripieno da un lato  di erbette e ricotta e dall'altro di vaniglia, il tutto accompagnato da un genuino ragù di carne. La sensazione? Un connubio perfetto tra storia, tradizione e curiosità che spinge all'innovazione. Non son qui però a postare foto di piatti e a spiegarvi nel dettaglio i sapori, perché di Enzo mi è rimasto addosso il contatto umano.

In effetti l'inizio non è stato brillante: noi eravamo stanche dopo il trekking cittadino e credo si sia incappate in una seratuccia no, perché i tempi di attesa sono stati lunghi (noi ci avremo messo anche del nostro, chiedendo piatti differenti, ammetto), per cui non è stato immediato l'approccio che però, quando è arrivato, ha fatto la differenza.
A fine pasto infatti ci ha raggiunte per un saluto il cuoco e per me è stato impossibile trattenere la mia curiosità. Enzo mi ha condotta in un viaggio nel tempo attraverso le vecchie cucine della nobile familgia Chigi Saracini, ad oggi uno dei più prestigiosi palazzi nobiliari che ospita l'Accademia Musicale Chigiana, presso le quali lavorava la mamma in qualità di cuoca. Si intuisce subito quindi che la passione di Enzo parla la lingua degli affetti e delle tradizioni di casa che si ritrovano anche nei sapori, con sorprendenti accostamenti e guizzi creativi che raccontano la storia delle sue numerose esperienze all'estero. Gli occhi di Enzo, parlano la lingua di chi si dedica con sacrificio e dedizione a un mestiere, sorretto da passione e grande senso del dovere.


Enzo mi ha mostrato le foto di famiglia aprendomi le porte della sua storia


Più riservata ma non meno ospitale, la moglie Sonia che si affaccenda con garbo e dedizione per i tavoli. Ho terminato la mia serata chiedendo a Enzo quale fosse il dolce più antico che proponesse (considerato che non sono riuscita a sapere quale fosse il suo preferito!!) e ho chiuso la mia cena con un sapore genuino  che mi ha fatto immaginare per un attimo di sedere nelle cucine di palazzo Chigi: la torta di mele rovesciata, un inno alla tradizione e ai sapori autentici, su un letto di crema tiepida.



L'altra persona che merita una menzione in questo mio viaggio tra le diverse umanità, è Patrizia Ricci, la custode della contrada dell'Onda (se andate a Siena, vi consiglio vivamente una visita guidata all'interno della Contrada: la vista delle sedi è interessante e aiuta l'autofinanziamento delle lodevoli e numerose iniziative che ogni contrada promuove ma ancora di più lo è il contatto con le persone che vivono in prima linea e tutto l'anno una autentica passione).



Io della mia mattinata in contrada ho capito che se non sei di Siena non puoi capire.
Ci puoi mettere buona volontà, interesse ma contradaiolo ci nasci. Il trasporto, l'emozione, la trepidazione prima della gara, il senso di appartenenza viscerale non si raccontano: al massimo si respirano, venendo qui. Gli occhi che si accendono, le guance che si infiammano al sol ricordo di quel palio in cui un fantino vinse a suon di nerbate (ma non al cavallo, all'avversario in testa), la voce che si rompe al solo ricordo di quando i contradaioli avversi fecero un agguato e le donne da sopra le case a buttare giù pentoloni d'acqua bollente: questo è lo spirito contradaiolo che vive e si accende nel racconto e che emoziona per contagio.


La vulcanica Patrizia ci racconta con ardore alcuni aneddoti


Il palio che  ti resta dentro  è quello  che hanno vissuto i contradaioli, quello  che ti si insinua nei pensieri,  che  provi a immaginartelo ma non puoi ma poi scopri che  sono bravi loro a raccontarti di quando vinse la contrada che organizzò una festa per le vie del paese come fossero tutti sotto il mare e tutte le tavole erano blu e poi, anche a te che ascolti rapito, ti sembra di vederli i bimbetti che giocano con i barberi delle contrade nelle piste improvvisate in un prato. Sapeste con quanto orgoglio Patrizia  ci ha raccontato che il primo regalo che ha fatto ai suoi figli è stato un sacchetto di barberi con i colori bianchi e blu della sua contrada, l'Onda che ha "il colore del cielo e la forza del mare" in ricordo delle milizie che facevano la guardia al Porto di Talamone.




In contrada le storie zampillano dalle fonti battesimali di ogni Chiesa (quella dell'Onda è la Chiesa di San Giuseppe, già sede della corporazione dei Legnaioli) e si diffondono per le vie della città dove campeggiano qua e là affissioni di nascita che ogni contrada è felice e orgogliosa di fare. Si, perché la nascita, come la morte o il matrimonio, sono fatti pubblici, appartengono alla contrada, tutti partecipano in qualche modo e si è tutti partecipi di un cammino comune fin dai primi passi, attraverso il battesimo di contrada.



Durante la visita nella sala delle vittorie così come all'area museale, colpiscono le ricche e fedeli riproduzioni dei costumi che nulla lasciano al caso, così come la varietà e bellezza dei pali che nei secoli si è aggiudicata la contrada. Ogni cosa che si osservi ha il sapore della dedizione e dell'impegno che i contradaioli offrono generosamente e senza alcun compenso economico.

l'area museale della Contrada dell'Onda
 In tempi in cui si è sempre più abituati a monetizzare ogni scambio di servizi, colpisce ed emoziona realizzare che ci siano persone che, spinte da una grande passione, sono in grado di realizzare così tante attività sociali con l'unico scopo di portare avanti una tradizione che la città sente ancora assolutamente attuale e viva.

La mattinata si è felicemente conclusa alla storica trattoria  Papei in Piazza del Mercato che serve dell'ottima carne alla brace e tipici primi piatti della tradizione. Purtroppo non abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Roberto il proprietario che però ci ha deliziate di una piccola perla di saggezza dicendoci che si augura che i figli studino perché "il custode non può fare il professore ma il professore può fare il custode".

Trattoria Papei, un angolo
Roberto, il saggio proprietario

Con questa grande verità e a stomaco felicemente pieno, la mia avventura a Borgo Grondaie, resa possibile oltre che dalla squisita ospitalità di Amina e Gaia, anche dall'efficente organizzazione di Silvia, Aurora e Alessandro che ci hanno affettuosamente seguito via twitter, si è conclusa.
In pieno stile "emotional", sono ripartita con un gran bel nodo alla gola, ché quando si trovano situazioni simili, sembra di conoscersi da una vita e di fatto ci si scambiano molte più informazioni di quelle "dette", e enormemente arricchita da un'esperienza che mi ha aperto svariati e impensabili affacci su altre realtà.
Il tempo di un ultimo scatto molto turistico in Piazza del Campo e..... alla prossima avventura!

Da sinistra: Elena, Simona, Io, Gaia e Amina 


martedì 5 marzo 2013

Attimi di Siena



In un angolo appartato, al riparo da sguardi e clamore, c'era quest'uomo che silenzioso lavorava con il suo ingegno. 

Una sosta prolungata mi ha tradita e lui, voltandosi, mi ha vista. Nessuna parola tra noi, un piccolo sorriso e i suoi occhi che raccontavano storie. 

Anche questa è la Siena che mi si è appiccicata addosso.


lunedì 4 marzo 2013

Siena: per le vie del borgo

Per Siena si cammina in silenzio.
Le strade conducono al suo cuore in un saliscendi di bellezza.
I prodotti tipici la fanno ancora da padrona, grazie alla grande quantità di materie prime eccellenti che fanno della Toscana tutta, una regione di particolare pregio enogastronomico





Passeggiando lungo Via Camollia ho pure scovato l'Osteria Titti da Duccione (peccato non fosse l'ora di pranzo, mi sarei fermata volentieri a mangiare.... su un vinile!).


Ma la cosa che davvero non bisognerebbe dimenticare di fare venendo a Siena, è camminare col naso all'insù perché...  








L'importante è sapere che l'attività può creare dipendenza (a un certo punto, mi sono accorta, trascorrevo più tempo a guardare in alto che davanti a me) e qualche incidente di percorso con le persone che vi camminano incontro ma fortunatamente l'area pedonale è piuttosto estesa per cui, al massimo, avrete qualche diverbio passeggero e niente più.

Se proprio dopo tanto camminare aveste voglia di un buon the, le mie compagne di avventura sono rimaste particolarmente colpite dalla tea room vicino alla Piazza del Mercato. 


Io, che l'ho solo vista perché come al solito a forza di camminare avevo fatto tardissimo, posso solo confemrare che l'ambiente è molto confortevole e originale perché si siede su poltrone e divani, circondati dal profumo di ottime torte fatte in casa e una gran quantità di tisane e the. La volete sapere tutta? Sembra un pò la casa di Alice nel Paese delle Meraviglie, ecco.


Se invece dopo la passeggiata è l'ora di pranzo e avete voglia di mangiare qualcosa di tipico in una bella cornice nel cuore del centro storico, vi rigiro un'altra dritta della mia amica Barbara che mi ha consigliato di fermarmi a pranzo all'Enoteca i Terzi in Via Termini. Ovviamente per trovarla mi sono fatta aiutare dai passanti  e mi sono divertita un sacco.



Il locale è molto bello e la carta decisamente appetitosa e mescola tradizione e stagionalità con freschezza e semplicità. Ho anche trovato con facilità la possibilità di ricaricare il mio cellulare, particolare gradito in tempi 2.0.
Adoro i carciofi e in questa stagione sono buonissimi, così non ho resistito al tortino di carciofi con pomodorini e pancetta croccante mentre il mio amore per la zucca mi ha permesso di assaggiare un buon risotto.



Il servizio è curato con gentilezza e disponibilità e, piccolo particolare ma si sa che io bado alle sottigliezze più che ai grandi proclami, quando sono andata per pagare e ho iniziato a frugare per gli spiccioli, sono stata invitata con gentilezza ad accettare che mi offrissero un caffè. Un gesto piccolo e semplice ma per questo per me ancora più gradito.
Mi sento di dire con estrema onestà, che ovunque io abbia bussato ho trovato persone molto cortesi, estremamente disponibili e disposte a venirmi in aiuto (si, avete capito bene: ho chiesto un sacco di volte indicazioni per trovare la via ma solo per scrupolo, eh!?).

Nel pomeriggio ho visitato il meraviglioso Complesso del Duomo di Siena e sono scesa fino ai lavatoi di  Fontebranda, attratta dalla storia di Santa Caterina e dalla magnifica basilica di san Domenico nella quale, con mia grande sorpresa, ho anche assistito a una messa cantata...


Sicuramente una giornata a Siena è davvero poca cosa, nel senso che la città richiede più tempo  e più spazio e poi ancora silenzio e ascolto per essere davvero compresa e visitata con attenzione, per cui mi rammarico di poterne dare solo delle piccole pennellate, degli accenni lievi ma senz'altro sentiti. La verità è che ci sono storie e segni, luoghi e situazioni che è difficile spiegare. Siedi in una chiesa, sei sola, circondata da maestosa bellezza e poi d'improvviso assisti sorpresa a una  piccola funzione cantata e ti trovi circondata da anziani del luogo che sussurrano parole, partecipano ai canti. Socchiudi gli occhi e sei parte di un racconto millenario, fatto di persone, luoghi, fede e ti sembra impossibile raccontarne. Ecco cosa e' anche, per me, un blog tour a Siena.


La basilica di San Domenico domina i lavatoi di Fontebranda

(To be continued)


sabato 2 marzo 2013

Cor magis tibi Sena pandit



"Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra... "
"Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
"Su un altro pianeta?" "Si".
(...) "La mia vita è monotona ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata" (...)"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però" (...)
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"

Antoine de Saint-Exupery


Non è facile scrivere di questo viaggio.
Plausibile pensare che lo sia perché è il mio primo blog tour ma altrettanto comprensibile che per me non sia questo il motivo principale.
Letteralmente inondata da una marea di stimoli di natura umana, ho seguito un percorso nel cuore di Siena, attraverso le descrizioni, i consigli, le dritte  di Amina del Borgo Grondaie (che si è data davvero un gran da fare nell'organizzare il tutto con grande attenzione) così come attraverso le suggestioni e le piccole "visioni" del momento.
Ho deciso di non descrivere il mio trekking urbano seguendo il filo logico del percorso a piedi, bensì quello meno visibile ma per me ben più rilevante, del mio sentire e di farlo a piccoli passi, senza offrirvi l'intera descrizione di quel tanto che ho vissuto in questi due giorni in un solo post. Nonostante abbia visitato con piacere e interesse il Palazzo Pubblico, il Complesso Museale del Duomo e il Museo di Santa Maria della Scala (dai quali ho tratto ispirazione e sensazioni riguardo l'indiscusso patrimonio storico artistico della città, del quale peraltro molte e ben più competenti persone prima di me hanno scritto) ho scelto di farmi guidare dalle mie sensazioni lungo la via e di ascoltare i piccoli segni che mi si paravano davanti, tentando cioè di addomesticare le mie emozioni, per dirla con Sait-Exupery.

Il compito che mi era stato affidato, era quello di  esplorare il terzo di Siena di Porta Camollia che, guarda caso, già nella sua iscrizione reca il suo talento: quello di  aprire il cuore della città al visitatore...



Una volta visitata la sublime Piazza del Campo e salutate Simona ed Elena che, come me, sono state inviatate a partecipare al blog tour, inizio il mio percorso ed è nella Basilica di San Francesco che capisco che comincia il mio viaggio.

La bellezza di questa Chiesa è onestamente difficilmente esprimibile a parole. La maestosità del suo gotico amplifica la sensazione di "minuscolitudine" in chi la visita e il contatto interiore con se stessi è facilitato dal suo modello  architettonico dei mendicanti che le dona una sobrietà ed essenzialità meravigliosa.
Mi  fermo alla prima fila di panche mentre col naso all'insù vengo letteralmente rapita dalla bellezza delle sue capriate. Sulla mia destra, un giovane di colore stringe tra le mani un rosario e prega; credo non si sia neanche accorto della mia presenza. D'instinto faccio la stessa cosa e mi inginocchio davanti alla grandezza delle vetrate della Basilica  chiudendo gli occhi.
Da subito, una sensazione incredibile. Mi sento risucchiata nel paesaggio del Guidoriccio da Fogliano di Simone Martini, esposto al Museo Civico che ho visto poco prima, cosi' come  dai miei ricordi d'infanzia: mia madre infatti aveva una piccola riproduzione dello stesso quadro sopra il suo letto e mi ricordo che da piccola osservavo quello strano cavaliere, rapita dalla sua solitaria regalità.

Tempestiva, mia madre, mi ha inviato una foto della sua riproduzione

Ripenso  alle sensazioni che mi dava questo cavaliere solitario quando lo osservavo a pancia in sù dal letto di mia madre  e all'emozione che ho vissuto nel vedere l'opera originale in tutta la sua maestosità. Per un attimo rivedo le mura di Siena per come il Lorenzetti le ha dipinte nel Buongoverno (altro capolavoro visto poco prima al Museo Civico) e avverto sensazioni contrastanti. Percepisco cioè le mura di Siena come fossero un meraviglioso (ma a tratti soffocante) cordone di nostalgico splendore misto a bellezza, fasto, tradizione, orgoglio culturale che cinge la città in una morsa antica. In quell'istante di silenzio mi sento  senese anche io e  percepisco il piacere e l'orgoglio di partecipare a una così lunga e prestigiosa tradizione culturale e al tempo stesso un soffocante senso di impotenza, quasi come se la stessa storia e cultura che fanno oggi di Siena una delle città storiche più belle e ricche al mondo, ne decretassero una difficoltà a guardare avanti, a proprorre di sé un'immagine diversa, frutto di tempi e contesti culturali diversi e non per questo meno ricchi e stimolanti.

Il chiostro rinascimentale di San Francesco

Ora che il mio viaggio emotivo è iniziato, esco a prendere una boccata d'aria. La giornata è meravigliosa: il sole splende sulla piazza di San Francesco e sull'adiacente chiostro rinascimentale e mi godo quel vagare libero per la città.
Passeggiare per le viuzze di Siena, è un'emozione molto particolare perchè sembra  di essere in un piccolo paese dove le persone si conoscono tutte e non è difficile  sentire stralci di conversazioni tra adolescenti in camera,  vedere la signora che tende i panni nel cortile o l'inbianchino che fischietta in un appartamento o ancora sentire una canzone di Gigi d'Alessio (che non voglio immaginare a chi stia facendo compagnia, sinceramente).



Mentre cammino in questo clima familiare, ripenso alla mia visita alla basilica di Santa Maria in Provenzano e alla fortuna che ho avuto ad incontrare al suo interno una signora anziana che stava dando il "cencio in terra" (come si dice qua) dalla quale mi sono fatta raccontare la cerimonia del canto del Te Deum a corsa del palio di luglio conclusa. L'orgoglio, la dovizia di particolari e il trasporto con cui la signora mi ha raccontato la cerimonia, mi fanno pensare che ci sia  un diffuso e sentito bisogno di comunicare e che non è mica vero che i "senesi sono chiusi". Insomma, vista da fuori, Siena mi sembrava uno scrigno di bellezza al quale era difficile penetrare ma mentre parlo con la signora in chiesa, così come con tutti i commercianti ai quali di volta in volta ho chiesto informazioni,  mi rendo conto che le cose non stanno così e che,  come spesso accade, è sufficiente una buona disposizione all'ascolto perché l'altro ti si conceda e ti regali importanti porzioni del suo vissuto.

Mentre cammino sento i rintocchi delle campane e capisco che è trascorsa un'ora dalla nostra visita sulla Torre del Mangia, perché proprio quando Elena ed io eravamo sulla sua sommità (con la testa sotto la campana, per intendersi) questa ha iniziato a fare ben 11 rintocchi (privilegi che capitano a pochi, mi rendo conto).




Da lassù la vista è spettacolare ma vi assicuro che anche il vento che si incontra lungo i suoi 400 scalini è degno di nota!

Cammina che ti cammina, arrivo a Porta Camollia che appartiene al terzo di Siena che sto esplorando e che aspettavo di incontrare (anche perchè, che si sappia, sono famosa per perdermi ovunque e, nonostante la minuziosa descrizione del percorso che mi ha fatto Amina, fino all'ultimo ho dubitato di me: adesso posso finalmente confessarlo!)
Una benefica sosta nel caffè pasticceria che la mia amica Barbara mi aveva segnalato la sera precedente, ha la virtù di rimettermi in forze e di farmi ricaricare il telefono. La pasticceria è davvero notevole e servono un ottimo caffé Illy in una piacevole saletta interna, per cui se passate di lì vi segnalo il Caffè Berta in Via Malta. Mentre bevo il mio buon caffè e cerco di appuntare qualche considerazione in modo confuso e scapestrato su un taccuino,  noto sulla mia testa una scritta: vuoi vedere, ho detto io che siamo nella contrada dell'istrice? Mi alzo, mi sporgo dal tavolino e cerco di leggere.



La scritta racconta in effetti  della vittoria dell'istrice, con il cavallo Morello del Tommi e mi appassiono al racconto ma, considerato che per leggerlo, devo sporgermi un pò troppo sul tavolo dei miei vicini che, scocciati, mi osservano, decido di rientrare nei miei ranghi, mi siedo e, bevuto il caffè, continuo a camminare.
Dopo poco  arrivo ad un'altra meravigliosa chiesa templare del XIII secolo: quella di San Pietro alla Magione. Dopo qualche minuto di raccoglimento, sento che Siena sta inziando ad aprirmi il suo cuore...





e  mi ricordo che la mia amica senese Barbara (la stessa della dritta del buon caffè, per intendersi) mi aveva detto che vicino alle chiese di Siena, si trovano le fonti battesimali di ciascun rione.
Esco dalla chiesa e... detto fatto!




Mi arriva anche una gradita conferma, che siamo cioè nella contrada dell'istrice che, non me ne vogliano i senesi, mi fa subito una grande simpatia perché, come il cuore....




A questo punto mi sembra di intuire che il mio percorso all'interno di un terzo di Siena, mi stia rivelando il suo senso: è come se davanti a me si dipanasse una via che non devo fare fatica a seguire perché è dentro di me che trovo somiglianze e mentre viaggio a cuore aperto, sento che la città risponde...



venerdì 1 marzo 2013

Siena: people first


Ci sono luoghi, che non importa se conosci, se ci sei stato, se ne  hai sentito parlare, se ci sono mille se a condurti lì, perché ci sono strade che percorri al di là della logica e senza che tu lo sappia, perché lo senti  dentro che anche lì c'è un pezzetto di casa.
Non ci sono motivi apparenti, perché non te lo spieghi con la logica dei fatti ma con un sentire condiviso, con una somiglianza di intenti, di sforzi, magari anche di strappi, che ti conduce dentro a una storia di passione e di amore per il proprio mestiere.
Per tutti questi motivi che per i più, capisco, difficilmente possono sembrare tali, io qui a Borgo Grondaie, a una manciata di chilometri dal centro storico di una tra le più affascinanti città d'arte italiane, mi sento a casa perché mi sento accolta, "vista" e con me la mia storia, quel miscuglio di eventi che fanno di me la persona (stropicciata) che sono. Di questo si tratta nel fare accoglienza. Certamente, se a corredo di ciò, come qui a Siena, trovo pure un ambiente gradevole, camere confortevoli e  un bel giardino, tanto meglio ma accogliere per me è prendersi cura, vedere il prossimo, avere un approccio empatico con chi ci sta di fronte, ovvero immaginare le sue esigenze e cercare di assecondarle con un naturale spirito di benevolenza   trasmettendo amore per il luogo nel quale ci troviamo perché tutte le storie che viviamo sono contestualizzate.



Amina, il cui nome da sempre mi ha affascinato perché basta giocarci un pò per ritrovarsi tra le labbra la parola anima, comunica il suo amore per Borgo Grondaie e una mal celata stima per la gestione di Gaia (al punto che, arrivando, mi son chiesta se fossero sorelle)  ha aperto la porta del mio primo giorno a Borgo Grondaie all'insegna degli incontri fortuiti.
A coronamento di un bell'arrivo a Siena con tanto di aperitivo in Piazza del Campo e cena tipica per le vie del centro, un insperato giro serale con Barbara, uno dei tanti affetti che il lavoro all'Hotel Cernia mi ha regalato nel tempo, per una piccola anteprima di quelli che saranno gli spazi di Siena che oggi con calma andrò a vedere.


Niente di meglio per una lovetrotter come me, iniziare il mio intinerario senese attraverso gli occhi e la passione di chi la città la vive, la ama e ha il piacere di condividerla con chi passa di qui.

Il tag di questa prima serata è: #peoplefirst.... avevate dubbi?